Il mercato muove l'economia del nostro paese

Siamo nel mercato libero e quindi penso che sia doveroso prendere in esame dei dati importanti utili che possono dare informazioni ad aziende, persone che cercano lavoro e tanto altro. Perché è vero che dobbiamo lavorare ma è anche vero che si possono utilizzare i dati per focalizzare meglio l'attenzione sulle possibilità che un settore ha di svilupparsi in un determinato territorio. 

Ma in linea generale anche senza una analisi dettagliata dei dati si può notare subito i campi che possono essere rivalutati. Ad occhio nudo possiamo dire che  abbiamo una natura ed un paesaggio davvero non indifferente e dei prodotti naturali che possono trovare spazio nel mercato sia italiano che internazionale ( con prodotti dop) e con una tradizione popolare che propone arti creative antiche ( dal chiacchierino, al punto e croce, ai canti popolari, ecc).

Abbiamo praticamente tutte le carte in regola per vivere anche di turismo e sinceramente mi riempie il cuore di  tristezza se si dovesse pensare al turismo solo come legato ai locale, discoteche (con annesso sfruttamento del personale che ci lavora) o il mare ( che tra l'altro amo ma non penso sia l'unica risorsa che disponiamo). 

La valorizzazione del territorio inizia da noi, perché svegliandoci possiamo scegliere se vogliamo investire sul territorio oppure no. E quello che spero che voi capiate che l'investimento non è per forza economico può essere dettato dalla passione, dalle vostre competenze e dal fatto che noi siciliani  siamo  capaci di trovare soluzioni alternative. Siamo sempre stati abituati ad avere sempre meno delle altre regioni (vuoi per il poco sviluppo di industriale) e questo a volte potrebbe essere una risorsa. 

Il benessere sociale che ne scaturirebbe da una economia sociale basata sui diritti sarebbe della collettività. Non solo per favorire poche persone ma darebbe giovamento un po' a tutti. Invece l'economia odierna spesso focalizza la sua attenzione sullo sfruttamento prima delle risorse e poi delle persone, Il problema secondo me penso sia dato dal fatto che che molti imprenditori odierni sottovalutano il livello di insoddisfazione dei propri collaboratori. Certo poi si sentono le frasi, "tanto non c'è lavoro quindi o questo o niente" e quindi i collaboratori sono obbligati a scendere a compromessi. E non penso che un ricatto del genere possa portare ad una collaborazione sana e ad una buona relazione lavorativa. 

Molti imprenditori si giustificano prendendo come scusa il fatto che investono soldi. Che effettivamente corrisponde a realtà ma anche se questo risulta essere vero gli imprenditori non dovrebbero prendere questa scusa per giustificare la loro assenza di umanità. Infatti anche se un imprenditore ha investito del capitale non diventa il padrone dei suoi collaboratori, o della loro vita. Io spero in  un nuovo modello imprenditoriale che si sviluppi senza togliere i diritti ai lavoratori. 

E che se è vero che un imprenditore per portare avanti un progetto necessità di liquidità  penso che le soluzioni dovrebbero essere diverse: magari esponendo il problema (ai dipendenti) e facendo sentire la sua voce (con le istituzioni) cercando insieme ad esse soluzioni utili (che detassino l'assunzione del personale o la partecipazione a bandi a fondo perduto o finanziamenti regionali). Non penso sia costruttivo pensare l'azienda è mia, le regole le faccio io e non mi interessa se il mio collaboratore per mantenere la famiglia deve fare due lavori. Ecco perché è nato questo portale per trovare un modo diverso di approcciarsi al mondo del lavoro. Le soluzioni ci sono basta porsi delle nuove prospettive ed obiettivi. Perché c'è sempre un filo sottile che divide la formazione e l'imparare una nuova professione dallo sfruttamento. 




Ed assumere senza fare formazione e pretendere la velocità in un neofita come se fosse un professionista con orari a tempo pieno e senza contratto mi dispiace dirlo è Sfruttamento. 

Ciò non significa che a volte possiamo scegliere di accettare un lavoro per vivere (sopravvivere).  Ma spero che cercherete sempre di trovare un lavoro che vi dii la possibilità di essere indipendenti. C'era una frase che mi colpì detta da Steve jobs "Siate affamati, siate folli".

E penso che in parte avesse ragione siate folli  ma per le cose che contano, per quello che ci rende umani. Siate affamati ma di una fame che nutre l'anima che vi fa svegliare con il sorriso. In pratica Amatevi ed Amate.

Ciò non significa escludere gli altri perchè la vedono diversamente. Io sò che significa toccare il fondo ma l'importante è risalire. Anche io ho fatto dei lavori sottopagati con un pagamento di tre euro all'ora con più 230 ore settimanali .  Arrivavo a fine mese e capivo che non avevo neanche la possibilità di vivere in questa società, non avevo tempo per me e per i miei cari. Perché con 700 euro al mese non si può vivere e se avessi dovuto pagare l'affitto sarei finita sotto i ponti. Lavorando più di 230 ore a settimana. 

Ma questo non dovrebbe essere la normalità ecco perché voglio dirlo ad alta voce. Perché non mi devo vergognare io perché guadagnavo poco ma più che altro chi si approfittava della situazione.  Lo sto scrivendo perché penso possa dare conforto a chi lo legge e fare sentire meno solo chi sta subendo la mia stessa situazione. 

Noi non siamo soli, le ingiustizie esistono ma noi possiamo scegliere se affrontarle oppure subire in silenzio. E sinceramente non voglio entrare in competizione con nessuno per un posto di lavoro. Penso che spesso le aziende applicano una politica di divisione perché così facendo siano più gestibili. Sembra quasi che entrando in competizione fra colleghi per mostrare il nostro valore non ci accorgiamo che uniti saremo molto più forti. Quindi per una cultura della unione e collaborazione con rispetto delle diversità.

Ecco perché in primis spero in una inversione di marcia e di una una presa di coscienza da parte delle aziende del territorio.



Post popolari in questo blog

Fondo per sostegno dei comuni marginali

La società dell'io: Porta l'individualismo sul lavoro

Arte del Riuso